Questo testo ha partecipato al concorso Ammazzacaffè, organizzato dalla scuola di scrittura Penelope Story Lab.
Avevo trentasette anni, ed ero seduto a bordo di un treno, destinato a portarmi, non so bene dove, ma, certamente, lontano. Ovviamente, quello specifico treno, aveva una sua destinazione: era il regionale delle 7.35 per Milano; ma, non era lì che mi sarei fermato.
La distanza che ritenevo di dover mettere tra me e il passato, era un numero imprecisato; sicuramente alto. Presto avrei capito che qualsiasi cifra avessi pensato (e pensassi, da lì in poi) non sarebbe stata sufficiente, per potermi ritenere al sicuro.
Sul vetro, le gocce scendevano veloci; il vagone attraversava i campi con tutta calma. Le altre persone, inconsapevoli, leggevano.
Non c’era mezzo di trasporto abbastanza veloce, continente abbastanza lontano, angolo sufficientemente inaccessibile, che potesse sottrarmi, con un ragionevole margine di sicurezza, a quella sorda e inarrestabile vendetta.
Rivelarle il finale della sua serie preferita, era stato effettivamente un gesto un po’ crudele, da parte mia.